La prima medaglia azzurra dell’atletica a Parigi
Meraviglioso bronzo per Mattia Furlani nel salto in lungo alle Olimpiadi di Parigi. È la prima medaglia dell’atletica italiana in questa edizione e arriva per merito del più giovane della squadra azzurra. A diciannove anni riesce a salire sul podio a cinque cerchi con 8,34 (vento -1.0) al primo tentativo, a soli quattro centimetri dal suo record mondiale under 20 in una stagione straordinaria che l’ha già visto conquistare l’argento agli Europei di Roma e ai Mondiali indoor di Glasgow. Si conferma il fuoriclasse greco Miltiadis Tentoglou, ancora d’oro con 8,48 (0.0), mentre il secondo posto a 8,36 (-0.2) per appena due centimetri è del giamaicano Wayne Pinnock, vicecampione iridato l’anno scorso. L’azzurro si rende protagonista di una serie eccellente e dimostra una notevole maturità agonistica nonostante l’età, cercando di incrementare fino all’ultimo: 8,25 (+0.9) al secondo salto, poi di nuovo 8,34 (+0.8) al quinto e 8,27 (+0.7) per chiudere quando è già sicuro della medaglia. Talento strepitoso quello del reatino delle Fiamme Oro, cresciuto con la Studentesca sotto la guida tecnica della mamma Khaty Seck, già campione europeo giovanile negli anni scorsi: under 18 ai primi approcci in questa specialità nel 2022 (quando vinse anche nell’alto) e under 20 nel 2023. Per la seconda volta l’Italia va sul podio nel lungo maschile alle Olimpiadi, a quarant’anni dal bronzo di Giovanni Evangelisti a Los Angeles 1984, invece al femminile due argenti di Fiona May (1996 e 2000). Ed è la più giovane medaglia dell’atletica azzurra degli ultimi 100 anni: nel 1920 due ori di Ugo Frigerio e nel 1912 il bronzo dell’altro marciatore Fernando Altimani, entrambi da diciottenni.
“È incredibile, ci ho creduto fino alla fine – esclama Mattia Furlani dopo il bronzo olimpico – ed è l’emozione più grande della mia vita. A ogni salto l’obiettivo era di andare sempre più lontano, ero convinto che mettendocela tutta sarei potuto arrivare alla medaglia. Sono contento che sia venuta fuori una serie del genere, dal punto di vista tecnico è stata una delle mie gare migliori, in cui ho messo in pratica il lavoro svolto: impressionante per la consistenza, probabilmente non saltavo così bene dalla stagione indoor. Peccato per quei due nulli, ma… wow! Un giorno indimenticabile, anzi una settimana indimenticabile in cui sono successe tantissime cose. E c’è ancora tanto da sognare con la nostra squadra”. “Questa è la dimostrazione che ci vuole tempo per ogni cosa – prosegue – perché l’anno scorso sono uscito in qualificazione ai Mondiali, adesso invece mi ritrovo bronzo olimpico in un contesto del genere. Sono sicuro che migliorerò ancora, c’è solo bisogno di avere fiducia in tutti i ragazzi della mia età che sono in campo ogni giorno per dare il massimo e cercano di raggiungere un risultato. Si deve fare esperienza, per me è stata fondamentale, e spero di essere di ispirazione per crederci. Per me una delle mie tante ispirazioni è Noah Lyles nella finale dei 100 metri, si vede proprio l’attimo in cui ci crede fino alla fine e vince”.
Nella storia come Giovanni Evangelisti e Fiona May, le altre medaglie olimpiche del lungo azzurro, e come Andrew Howe che ha conquistato il podio mondiale: “Non mi sarei immaginato il mio nome tra questi, per me sono le motivazioni più grandi, essere paragonato a loro è un onore”. Cosa significa una medaglia olimpica a diciannove anni? “Vuol dire tanto, qualcosa che ho sempre sognato nella mia ancora piccola carriera di atleta. Mi auguro che sia l’inizio, sappiamo che c’è ancora tanto da lavorare che nemmeno ce lo possiamo immaginare. Ora c’è da godersi questa medaglia e poi si torna ai box. Per il supporto che ho ricevuto in questi giorni, devo ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito e che hanno speso una parte del loro tempo per guardarmi, mi sento in debito e mando a tutti un abbraccio”. (da fidal.it)